Padmasambhava, il Maestro che diffuse il Buddismo Tibetano

Padmasambhava

Padmasambhava

Padmasambhava (“nato dal loto”), più noto in oriente con il nome di Guru Rinpoche (“il prezioso maestro”), è una figura fondamentale per il Buddhismo, in quanto egli stesso è considerato un secondo Buddha, grazie al quale il Buddhismo Vajrayana si diffuse in Tibet.

La nascita del culto del Padmasambhava ha fatto sì che la maggior parte delle scuole buddhiste tibetane mirassero, dal XII secolo in poi, a presentare la conversione del Tibet al Buddhismo come opera essenzialmente indiana, trascurando le precedenti influenze centro-asiatiche o cinesi. La scuola dei Nyingma (“quelli degli Antichi Insegnamenti”), rimasta aderente alle tradizioni buddhiste dei secoli VII e IX, fondò l’autorità della propria tradizione nella persona del Padmasambhava. Essendo presenti nella pratica Nyingma tracce evidenti di culti pre buddhisti legati a divinità e demoni locali, questa presenza venne legittimata attraverso il meccanismo dell’assoggettamento di tali entità al Buddhismo da parte di un taumaturgo dotato di straordinarie virtù magiche, individuando così una specifica funzione del Padmasambhava come operatore di miracoli e conversioni.

Il Buddhismo Tantrico veniva con ciò ad essere predicato in una forma che garantiva la possibilità di “domare i demoni”, convertendoli in forze legate dal giuramento di sottomissione e fedeltà della dottrina buddhista. In questo modo vennero introdotte nel pantheon buddhista molte divinità o semi-divinità che conservavano inalterati gli aspetti feroci e terrifici della loro precedente natura.

La letteratura fiorita intorno al Padmasambhava è ricca di racconti che appartengono da un lato al genere delle storie fantastiche legate al ciclo degli 84 siddha, e dall’altro a rituali esorcistici, imprese magiche e spettacolari metamorfosi che sono elementi tipici del folklore tibetano. La sua eventuale figura storica venne rapidamente cancellata dal mito cresciuto intorno a lui che finì col farlo considerare come un “secondo Buddha”.

Nei racconti legati alla sua vita si alternano episodi ordinari e straordinari, tanto da rendere difficile ricostruirne la vera biografia. Ciò si spiega facilmente: in generale nella tradizione buddista non è la “verità storica” il criterio fondamentale con cui sono state scritte le biografie di questi grandi maestri. Queste opere, pensate per essere usate da fedeli e praticanti, hanno lo scopo di rinvigorire il rispetto verso gli antichi insegnamenti e la dedizione alle varie pratiche religiose. Dunque, i racconti delle attività illuminate e della raggiunta liberazione dei grandi Yogi vanno oltre la “storia”, divenendo veri e propri insegnamenti di Dharma.

Ciò che è certo è che nel IX secolo d.C. un individuo straordinario riuscì da solo a cambiare per sempre la storia dell’intera regione himalayana. Giunto da solo e a piedi in un territorio tanto grande e ostile, Padmasambhava lo conquistò grazie al suo carisma e vigore spirituale. Il suo arrivo ha segnato una svolta, un “prima” e un “dopo” per il Tibet, per la regione himalayana e per tutti i fedeli buddhisti di tutti i tempi.

Riguardo la sua vita, si racconta che egli sia nato da un fiore di loto e che avesse già 8 anni. Fu Re Indrabhuti a trovarlo, di ritorno da un viaggio, sulle rive del lago Dhanakosha. Il Re aveva sempre desiderato un erede e bastarono poche parole del bambino per fargli comprendere di trovarsi al cospetto di un essere fuori dal comune, infatti decise di portarlo a corte con sè.

Padmasambhava crebbe a corte, circondato dall’agio e dall’amore di tutti; studiò e si sposò (nel corso della sua vita ebbe cinque mogli, di cui due nepalesi e due tibetane) e sarebbe stato il successore al trono, se non avesse sentito che quella vita avrebbe limitato la sua crescita spirituale, avrebbe ostacolato la sua missione. Quando la sua richiesta di abbandonare gli impegni regali venne respinta, egli fu costretto a fingere un omicidio per essere scacciato dalla corte.

Finalmente libero di seguire la sua strada, Padmasambhava si recò nei luoghi di cremazione dell’India del Nord e qui dimorò a lungo. Superando tanti ostacoli, interiori ed esteriori, completa il suo addestramento nei sistemi esoterici Vajrayana, apprendendo dai più grandi maestri e Yogi viventi, e diviene un essere illuminato.

Nonostante ciò egli non smise mai di apprendere, divenne monaco, praticò e insegnò il Vinaya, la condotta etica monastica. Rischiò anche il rogo per essersi risposato da monaco. La sua vita fu un continuo peregrinare, per diffondere la dottrina: a Oddiyana, a Bodhgaya, a Varanasi, nei pressi di Calcutta, in Tibet, Sikkim e Buthan.

Si racconta che Padmasambhava ebbe 8 manifestazioni/emanazioni (si parla di “Otto aspetti di Padmasambhava“), che ritornano nelle sue rappresentazioni grafiche: come monaco sposato, come seconda incarnazione del Buddha storico, durante un amplesso con una sua yogini, come siddha dotato di poteri magici, come re del loto, come diffusore della verità, come consolatore degli esseri e come dharmapala dalla voce di leone.

La sua permanenza in Tibet pare sia durata 12 anni, anche se la tradizione buddhista racconta di soli 18 mesi, durante i quali egli sconfisse i demoni e convertì la regione al Buddhismo. Inoltre, la leggenda vuole che Padmasambhava lasciasse il Tibet in direzione del Nepal in groppa ad un cavallo alato azzurro, per predicare e distruggere i demoni.

Certa è la sua duratura influenza sul Buddhismo praticato in Bhutan e nel Sikkim (a Namchi si trova la più grande scultura di Padmasambhava esistente). Secondo la tradizione bhutanese Padmasambhava giunse in Bhutan cavalcando sua moglie tibetana, Yeshe Tsogyal, trasformata in una tigre volante. Il monastero Taktsang (‘Nido della Tigre’), posto su una parete rocciosa nella valle di Paro, è direttamente associato a questa tradizione.

È evidente che il racconto della vita di Padmasambhava travalichi il valore storico per ascendere ad un livello superiore di insegnamento e guida per i fedeli. Nel tempo la sua importanza ed il suo culto sono cresciuti sempre più, in diversi paesi buddhisti, ma in particolare in Tibet, dove è considerato non solo il diffusore del Buddhismo, ma anche il fondatore della sua declinazione tibetana.

Padmasambhava

Buddhismo Tibetano

Il Buddismo tantrico del Tibet, noto come Buddismo Vajrayana (la Via Adamantina), rappresenta un particolare sviluppo del Mahayana (la Grande Via) affermatosi in India nei primi secoli della nostra era, come innovativa evoluzione della dottrina originaria. Del Mahayana conserva tutti i tratti essenziali, ai quali aggiunge l’apporto della teoria e della pratica del Tantrismo.

Componente essenziale della dottrina del Mahayana è una modificata concezione dello stato del Buddha storico Shakyamuni, considerato solo un “corpo di apparenza” con il quale si è presentato al nostro mondo per diffondere la Dottrina. Forme molteplici di un diverso “corpo di fruizione” sono quelle con cui il Buddha può essere visualmente percepito nella meditazione da coloro che sono sufficientemente avanzati sulla via della liberazione. Ma la natura fondamentale del Buddha è quella di un’essenza universale esente da ogni possibile limitazione, ineffabile e inesprimibile per via concettuale.

La visualizzazione del corpo di fruizione diventa accessibile alle nostre categorie mentali attraverso una strenua applicazione meditativa, che ne rende possibile la descrizione verbale e la rappresentazione artistica. Si aprono per questa via le porte alla proliferazione delle figure del pantheon buddhista e alla ricerca di tecniche rituali e culturali capaci di offire scorciatoie efficaci sulla strada verso la buddhità. È su questo presupposto che sul tronco del Mahayana si instaura la multiforme pratica dei tantra.

Le pratiche esoteriche dei tantra si svilupparono fra asceti buddhisti e scivaìti, praticanti dello yoga come concentrazione meditativa e distoglimento della mente dai fenomeni sensoriali, per ottenere l’esperienza intima dell’assoluto. In queste pratiche rientra la frequentazione di carnai e cimiteri per misurarsi con scene di morte e decomposizione. I seguaci dei tantra si distinguono per il loro macabro bagaglio fatto di trombe ricavate da ossa umane, di kapala (calotte craniche usate come recipienti), di damaru (tamburelli a clessidra realizzati con due calotte craniche contrapposte), di katvanga (scettri magici culminanti in teschi a teste mozze). Elementi essenziali che caratterizzano il tantra tibetano sono rappresentati dal ricorso a suoni sacri (mantra), diagrammi sacri (mandala) e gesti sacri (mudra) e dalla trasmissione segreta di specifiche tecniche psicofisiche fondate sulla centralità del rapporto maestro-discepolo.

ITINERARI PER RIPERCORRERE LE ORME DEL PADMASAMBHAVA

Conscious Journeys propone diversi itinerari che comprendono luoghi legati al culto di Padmasambhava:

  • Bhutan e il regno del dragone tuonante (11 gg): viaggio pensato proprio per ripercorrere le tappe toccate dal Guru durante la sua permanenza in Bhutan. Non potrebbe mancare la visita al tempio “Tana della Tigre”, ma anche altri templi, villaggi ed organizzazioni locali.
  • Sikkim e Bhutan (14 gg): durante questo tour si visiteranno luoghi sacri legati al Padmasambhava prima del Sikkim e poi del Bhutan, per una esperienza spirituale autentica e pregna. Avere l’occasione di interagire con i monaci e gli insegnanti faciliterà l’approccio al Buddhismo tibetano ed alle sue pratiche.
  • L’Essenza del Bhutan (8 gg): viaggio breve, ma intenso, per dare una panoramica quanto più esaustiva possibile su questo splendido paese. Non mancherà la visita al tempio “Tana della Tigre”, ma le ricchezze culturali e naturali del Bhutan sono davvero tante e solo la loro conoscenza aiuterà a preservarle.
  • La valle dello Spiti: un caleidoscopio himalayano (15 gg): visitare questa valle incastonata nella catena himalayana sarà sicuramente un’esperienza indimenticabile, con gli incredibili panorami, la varietà naturale e i templi nascosti tra le montagne, immersi in un’atmosfera di pace senza tempo.
  • Meditazione, vita monastica e trekking in Ladakh (14 gg): viaggio non da tutti, poiché si raggiungono altitudini importanti, ma una volta il Ladakh il fascino di questa remota regione renderà tutto più semplice; vivere in un monastero, pregare e meditare con i monaci, immergersi completamente in una cultura lontana dalla propria, sarà un’esperienza indelebile e suggestiva.

Scegliendo uno di questi tour, sarà possibile seguire le orme e gli insegnamenti del Padmasambhava, comprenderne l’importanza per il Buddismo tibetano e scoprire una cultura diversa e preziosa.

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