Rameswaram, il corridoio della fede in India del Sud

templi di rameswaram

Rameswaram – Vinayaraj, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Rameswaram è una piccola isola e un importante centro di pellegrinaggio nel Golfo di Mannar, situata a circa 570 km dalla capitale dello stato di Chennai. È collegata alla terraferma dal ponte Pamban. I pellegrini che visitano Rameswaram non possono perdersi la possibilità di visitare il Tempio di Ramanathaswamy e neppure l’opportunità di fare il bagno in tutti i 22 theertham (pozzi o vasche) per affrancarsi da tutti i loro peccati. I tre più venerati nayanmar “santi saiviti” Thirunavukkarasar, Sundarar e Gnanasambandar hanno celebrato il Tempio di Ramanathaswamy con i loro canti. Le bellissime spiagge di Olaikuda, Dhanushkodi e Pamban sono altre attrazioni interessanti da visitare, oltre all’aspetto spirituale di questo meraviglioso luogo. Anche le immersioni subacquee e l’osservazione degli uccelli migratori durante l’inverno fanno parte del programma di intrattenimento a cui i viaggiatori possono accedere. La pesca commerciale d’altura e la raccolta di grandi varietà di cetrioli di mare, di aragoste e conchiglie rappresentano le principali attività economiche di Rameswaram.

Caratteristiche di Rameswaram

Rameswaram è un comune nel distretto di Ramanathapuram situato nello stato indiano del Tamil Nadu. È collocata sull’isola di Pamban, separata dall’India continentale dal canale omonimo e si trova a circa 40 chilometri dall’isola di Mannar, nello Sri Lanka. Rameswaram è il capolinea della linea ferroviaria da Chennai e Madurai. Insieme a Varanasi, Rameswaram è considerato uno dei luoghi più sacri dell’India per gli indù e fa parte del pellegrinaggio Char Dham. Quest’ultimo termine indica le “quattro dimore degli Dei”, che in India sono considerate le più famose tra le mete dedicate ai pellegrinaggi. Questi percorsi spirituali si trovano al punto estremo delle quattro direzioni cardinali del Paese.

Rameswaram è il punto più vicino da cui raggiungere lo Sri Lanka dall’India e gli studi geologici suggeriscono che il Rama Sethu era un ex collegamento terrestre tra India e Sri Lanka.  Il Rama Sethu (detto anche Ponte di Adamo) è una catena di secche calcaree naturali che si trova tra l’isola di Pamban e l’isola di Mannar. Il ponte è lungo 29 km e separa il Golfo di Mannar (nord-est) dallo stretto di Palk (sud-ovest). Secondo quanto riferito, era percorribile a piedi fino al 15° secolo cioè fino a quando le tempeste hanno purtroppo affondato il canale. Le cronache del tempo registrano che il ponte di Rama era completamente sopra il livello del mare fino a quando non fu distrutto da un ciclone nel 1480. Il ponte fu menzionato per la prima volta nell’antica epopea sanscrita indiana Ramayana di Valmiki. La città di Rameswaram è amministrata da un comune istituito nel 1994 e copre una superficie di 53 km quadrati. La sua popolazione al 2011 era di 44.856 abitanti. Il turismo e la pesca impiegano la maggior parte della forza lavoro locale.

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Rameswaram tra mito e leggenda

Rameswaram significa “Signore di Rama”, un appellativo di Shiva, la divinità che presiede il Tempio Ramanathaswamy. Secondo i racconti epici indù Ramayana (Rama), il settimo avatar del dio Vishnu, pregò Shiva di assolvere tutti i peccati che avrebbe potuto commettere durante la sua guerra contro il re-demone Ravana in Sri Lanka. Secondo i Purana (le scritture indù), su consiglio dei saggi, Rama insieme a sua moglie Sita e suo fratello Lakshmana, installarono e adorarono il lingam (un simbolo iconico di Shiva) come espiazione del peccato di Brahmahatya per l’uccisione del bramino Ravana. Ma per poter adorare Shiva, Rama voleva avere un lingam particolare e ordinò al suo fidato luogotenente Hanuman (avatar di Shiva stesso) di portarlo dall’Himalaya. Poiché ci volle più tempo per portare il lingam, da un luogo così lontano, Sita costruì un lingam fatto di sabbia prelevata dalla vicina riva del mare, che si ritiene sia anche quello presente nel santuario del tempio. Questo racconto è ben supportato dal Ramayana originale scritto da Valmiki. Alcune versioni della storia dicono che Sethu Karai, un luogo 22 km prima dell’isola di Rameswaram fosse il punto dove Rama avrebbe costruito un ponte galleggiante in pietra, il ponte Ramsetu appunto, che proseguiva ulteriormente fino a Dhanushkodi a Rameswaram e perfino a Talaimannar in Sri Lanka. In base ad un’altra versione, come citato in Adhyatma Ramayana, pare che Rama installò il lingam prima della costruzione del ponte per Sri Lanka.

Il Tempio, dedicato al dio indù Shiva, si trova al centro della città ed è strettamente associato a Rama e Shiva. Sia il tempio che la città sono considerati un luogo di pellegrinaggio sacro per Shaivas e Vaishnavas.

Un po’ di storia

La storia di Rameswaram è incentrata sull’isola essendo un punto di transito per raggiungere lo Sri Lanka (l’antica Ceylon) e sulla presenza del Tempio di Ramanathaswamy. Il re Chola Rajendra Chola I (1012 – 1040 d.C.) ebbe il controllo della città per un breve periodo. Nei secoli successivi, il regno di Jaffna (1215-1624 d.C.) aveva costruito stretti legami con l’isola e pertanto rivendicò il titolo di Setukavalan che significa custodi dei Rameswaram. La religione ufficiale al tempo era l’induismo e ciascuno di questi personaggi diede un generoso contributo al tempio.

Secondo Firishta, Malik Kafur, il capo generale di Alauddin Khalji, sovrano del Sultanato di Delhi, raggiunse Rameswaram durante la sua campagna politica nonostante la dura resistenza dei principi Pandyan all’inizio del 14° secolo. Costruì una moschea che chiamò Alia al-Din Khaldji in onore della vittoria dell’Islam. Durante l’inizio del 15° secolo, gli attuali Ramanathapuram, Kamuthi e Rameswaram furono inclusi nel casato dinastico dei Pandya. Nel 1520 la città passò sotto il dominio dell’Impero Vijayanagara. Il distretto cadde poi sotto il dominio di diversi leader Chanda Sahib (1740 – 1754), Arcot Nawab e Muhammed Yusuf Khan (1725 – 1764) a circa metà del 18° secolo. Nel 1795, Rameswaram passò sotto il controllo diretto della Compagnia Britannica delle Indie Orientali e fu annessa alla presidenza di Madras. Dopo il 1947, la città divenne parte dell’India indipendente.

Conformazione geografica e clima in Rameswaram

L’isola di Rameswaram si sviluppa su un’area di circa 61,8 km quadrati ed è a forma di conchiglia. Il 74% del suolo è costituito da terreno sabbioso a causa della presenza del mare, con molte isole che la circondano, lo stretto di Palk a nord-ovest e il Golfo di Mannar a sud-est. Il Tempio Ramanathaswamy occupa la maggior parte dell’area di Rameswaram. Le spiagge di Rameswaram sono caratterizzate da onde pressoché inesistenti e alla vista il mare appare più come un grande fiume. Il clima di Rameswaram è di tipo tropicale, secco con bassa umidità, con precipitazioni medie mensili di 75 mm circa per lo più provenienti dal monsone di nord-est da ottobre a gennaio. La temperatura più alta mai registrata alla stazione di Pamban è stata di 37°C e la più bassa di 17°C.

Un cenno sull’economia del luogo

Essendo una città in cui si svolgono pellegrinaggi, la maggior parte della popolazione è impiegata nell’industria legata al turismo costituita da commercio e servizi. Il settore dei servizi è passato dal 70% nel 1971 al 98,78% nel 2001, mentre il settore agricolo è purtroppo sceso dal 23% nel 1971 allo 0,13% nel 2001. Rameswaram è una città poco sviluppata dal punto di vista industriale a causa dell’orientamento verso il turismo e della fragile geografia del territorio. Essendo una città insulare, l’occupazione tradizionale era la pesca, ma a causa degli scarsi rendimenti, le persone nella comunità di pescatori si sono gradualmente spostate verso altre professioni. Tuttavia banche come State Bank of India, Indian Bank e RDCC Bank hanno le loro filiali a Rameswaram.

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Tempio di Ramanathaswamy – Ssriram mt, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

La spiritualità a Rameswaram

Essendo un centro di pellegrinaggio indù, questa etnia costituisce la base del turismo nella città. È presente anche una minoranza di cristiani appartenenti alla comunità dei pescatori. La C. S. I. Mission Church e St Antony’s Church a Oriyur sulla costa orientale sono chiese di rilievo sull’isola.

Tempio di Ramanathaswamy a rameswaram

Il Tempio di Ramanathaswamy è il punto di riferimento storico più importante della città. Situato nel centro della città, questo tempio indù è molto famoso ed è dedicato al dio Shiva. Il tempio è uno dei 12 santuari Jyotirlinga, dove Shiva è adorato appunto sotto questa forma (Jyotirlinga significa “colonna di luce”). È anche uno dei 275 templi Paadal Petra Sthalam ed è glorificato nei canti di lode dai tre santi Nayanar più venerati (santi Saivite del 7° secolo), Appar, Sundarar e Tirugnana Sambandar. Il tempio, conservatosi nella sua struttura originale, è stato costruito nel corso del 12° secolo dalla dinastia Pandya. Famosissimo il suo corridoio considerato il più lungo tra tutti i templi indù in India. La larghezza di questi corridoi a colonnato varia da 5 metri a 6,50 metri circa con un’altezza approssimativa di 7,50 metri. In questi corridoi ci sono ben 1212 pilastri. Ogni pilastro è scolpito in stile Nayak come nel Tempio di Madurai Meenakshi Amman. Il contributo dei re della dinastia Sethupathy del 17° secolo al tempio fu considerevole. Una grande quantità di denaro fu spesa anche durante il mandato di Pradani Muthirulappa Pillai per il restauro delle pagode che stavano cadendo in rovina. Il Chockattan Mantapam (zona di clausura, spazio chiuso) del tempio fu ricostruito proprio da lui. Anche i governanti dello Sri Lanka contribuirono all’edificazione del tempio, infatti Parakrama Bahu (1153-1186) fu coinvolto nella costruzione del “sanctum sanctorum”. La torre orientale e il santuario di Nataraja furono costruiti da Dalavai Sethupathy nel 1649. Il secondo spazio chiuso è attribuito a Chinna Udayar Sethupathy e a suo figlio Ragunatha Thirumalai (1500-1540). Il terzo spazio chiuso fu costruito da Muthu Ramalinga Sethupathy (1725-1771), la cui statua si trova all’ingresso del corridoio.

Alcune delle feste più importanti che si celebrano nel Tempio sono:

  • Mahasivarathri;
  • Thirukkalyanam;
  • Navarathri Festival;
  • Dasera (Vijayadasami Day – settembre/ottobre) – celebrato alla fine del Navarathri;
  • Skanda Sashti (ottobre – novembre);
  • Aarudhra (dicembre – gennaio).

Theertham le vasche della guarigione

All’interno del tempio si trovano 22 Theertham (pozzi o vasche sacre) e altri 22 sono collocati all’esterno. Sono chiamati con il nome di divinità indù e rappresentano la caratteristica religiosa particolare della città. Fedeli e persone provenienti da tutti gli angoli del sub-continente visitano e fanno il bagno nell’acqua di questi pozzi.

Questo tipo di vasche ha diversi nomi, pushkarini, kalyani, kunda, sarovara, tirtha, talab, pukhuri, ambalakkuḷam, ecc. declinati in diverse lingue e presenti in differenti regioni dell’India. Si dice che alcune vasche curino varie malattie nel momento in cui il fedele vi si immerge. Questa credenza potrebbe essere un residuo culturale risalente alla concezione del Grande Bagno di Mohenjo-daro o Dholavira, che faceva parte della civiltà della Valle dell’Indo.

All’interno e nei dintorni di Rameswaram ci sono sessantaquattro Tīrthas o Theerthams. Secondo lo Skanda Purana, ventiquattro di questi sono i più importanti. Dei 24, 14 sono sotto forma di serbatoi e pozzi all’interno dell’area su cui sorge il tempio. Fare il bagno in queste vasche è un aspetto importante del pellegrinaggio a Rameswaram ed è considerato equivalente alla penitenza. Ventidue di queste vasche si trovano all’interno del Tempio di Ramanathaswamy e il più importante di questi si chiama Agni Theertham. Si dice che Jatayu, Re degli Uccelli, che combatté invano contro il re-demone Ravana per salvare Sita, cadde a Jadayu Theertham (una delle vasche sacre), mentre le sue ali venivano recise. Un altro pozzo famoso, Villoondi Theertham, si traduce letteralmente in “arco sepolto” e si trova a circa 7 chilometri dal tempio principale sulla strada per Pamban. Si ritiene che questo sia il luogo in cui Rama dissetò la consorte Sita immergendo la prua della nave nell’acqua del mare. Altri importanti pozzi sacri sono Hanuman Theertham, Sugreeva Theertham e Lakshmana Theertham.

Gandhamathana Parvatham

Gandhamathan Parvatham è una collinetta situata a circa 3 km a nord del tempio ed è il punto più alto dell’isola. Qui si trova una sala a due piani dove, secondo quanto si dice, è presente l’impronta del piede di Rama.

Dhanushkodi

Dhanushkodi è la punta più a sud dell’isola e ospita il Tempio di Kothandaramaswamy dedicato a Rama. È una striscia di terra larga un chilometro e si snoda per 18 chilometri dall’estremità orientale di Rameswaram. Questo pezzo di terra si trova tra l’Oceano Indiano e il Golfo del Bengala. Questi oceani erano chiamati Ratnakaran e Mahodadhi. La loro confluenza ha la forma di un arco e la striscia di terra sembra una freccia pronta per essere rilasciata. Gli indù considerano l’Adi Sethu, la punta di freccia, come un luogo sacro per eseguire riti religiosi. È un tratto di spiaggia esotico con abbondante flora e fauna, meta prediletta dai turisti. Anche se Dhanushkodi fu distrutto durante il ciclone del 1964, il tempio rimase intatto. Dista 18 km dal centro della città ed è raggiungibile con una strada agevole. Una credenza popolare è che, Dhanushkodi è il luogo in cui Vibishana, un fratello di Ravana, si arrese davanti a Rama nell’epico Ramayana.

Tempio di Kothandaramaswamy

Il tempio di Kothandaramaswamy a Rameswaram nel Tamil Nadu è un santuario dedicato alla divinità indù Rama. Situato a una distanza di 13 chilometri da Rameswaram, sorge sulla punta più meridionale dell’isola. Il tempio è l’unica struttura storica sopravvissuta al ciclone del 1964 che ha spazzato via Dhanushkodi. Il tempio celebra le divinità di Rama, Lakshmana, Sita, Hanuman e Vibhishana, è circondato dal mare e rimane un’attrazione turistica di spicco. È facilmente raggiungibile da Rameswaram.

La storia

Si stima che il tempio sia stato costruito circa 500-1000 anni fa. Rama, la divinità principale, è raffigurato con un arco (Kothandam), e da qui il nome Kothandaramaswamy del Tempio. Secondo la leggenda, il tempio sarebbe il luogo in cui Vibhishana, il fratello minore di Ravana, chiese rifugio a Rama e al suo esercito di vanara (uomini scimmia). Secondo questa tradizione, dopo il rapimento di Sita, Vibhishana consigliò a Ravana di restituirla a Rama. Tuttavia Ravana non ascoltò il consiglio, il che portò Vibhishana a fuggire da Lanka e ad unirsi all’esercito di Rama. Quando Vibhishana si arrese a Rama, l’esercito vanara esortò Rama a non accettare Vibhishana credendolo una spia. Tuttavia, Rama accettò Vibhishana sotto l’insistenza di Hanuman affermando che era suo dovere proteggere coloro che si erano arresi a lui. La leggenda prosegue poi narrando che, anche dopo l’uccisione di Ravana, Rama eseguì il “Pattabhishekam” (ascensione al re di Lanka) per Vibhishana proprio in questo luogo. La narrazione di queste epiche gesta è raffigurata nelle pitture che impreziosiscono le pareti all’interno del santuario.

Il significato del pellegrinaggio indù

Rameswaram è significativo per molti indù in quanto un pellegrinaggio a Varanasi ad esempio, è considerato incompleto senza aver compiuto un pellegrinaggio a Rameswaram. La città, insieme al Tempio Ramanathaswamy, è uno dei più sacri siti indù Char Dham (quattro siti divini) che comprende Badrinath, Puri e Dwarka. Sebbene le origini non siano chiaramente note, la scuola Advaita dell’induismo fondata da Sankaracharya, attribuisce l’origine di Char Dham al saggio illuminato Adi Shankara. I quattro monasteri si trovano ai quattro angoli dell’India e i loro templi sono il Tempio di Badrinath a Badrinath nel nord, il Tempio di Jagannath a Puri ad est, il Tempio di Dwarakadheesh a Dwarka ad ovest e il Tempio di Ramanathaswamy a Rameswaram a sud. Nonostante concettualmente i templi siano divisi tra le varie sette dell’induismo, vale a dire il Saivismo e il Vaishnavismo, il pellegrinaggio di Char Dham è da riferirsi in modo totale alla spiritualità indù. Il viaggio attraverso i quattro punti cardinali in India è considerato sacro dagli indù che aspirano a visitare questi templi almeno una volta nella vita in pellegrinaggio. Tradizionalmente il viaggio inizia all’estremità orientale da Puri, procedendo in senso orario nella modalità tipica seguita per la circumambulazione (cammino in circolo) nei templi indù.

Si tratta di un “percorso” dell’anima che desidera riavvicinarsi all’energia del divino. Nei percorsi sacri della spiritualità indiana chiunque, fedeli o semplici visitatori, potranno aprire gli occhi sul proprio stato interiore e creare uno spazio in cui la consapevolezza possa svilupparsi e aprire la loro percezione alla visione superiore delle cose. Rameswaram e la sua potente spiritualità vi aspetta.

2 comments
  1. Marinella bartolini Reply at 16:18

    Grazie infinite, sarò lì i primi di gennaio e avere queste ulteriori informazioni è importante.

  2. Perla Segrada Reply at 22:48

    Amo Rameshvaram! Sono appena rientrata da un viaggio in India, e, per la seconda volta ho voluto appositamente allungare il mio percorso fino ad arrivare la’.Trovo che sia un lungo ricco di fascino e di persone meravigliose, accogliente e magico! Non mi è mai comunque capitato di incontrarvi turisti europei… Questa volta mi sarebbe piaciuto giungervi in treno, quel treno che corre quasi a pelo d’acqua.. ma attualmente è in ristrutturazione la linea ferroviaria, troppo pericolosa dicono..Questo mi porterà a tornarci anche per la la terza volta…
    Per certi versi simle a Varanasi,tutto è molto piu’contenuto ordinato e tranquillo e, l’aria che si respira e’ ricca di religiosa fratellanza.

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