Tempio d’oro di Amritsar, Harmandir Sahib il tempio sikh più sacro

tempio d'oro amritsar

Nella famosa regione del Punjab, in India, e più precisamente nella città di Amritsar, i viaggiatori possono trovare il Tempio d’Oro, un leggendario tempio indiano, luogo sacro legato al culto della famosa religione sikh, noto anche come Harmadir Sahib.

Vi portiamo alla scoperta di questo luogo magico e del sikhismo, affinché possiate conoscerne gli aspetti più importanti prima di decidere di vistare Amritsar con una delle nostre più suggestive soluzioni di viaggio dedicate al paese indiano. Seguiteci in questo percorso che vi aiuterà a conoscere queste tre affascinanti realtà dell’India.

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Harmandir Sahib, il tempio d’oro dedicato al culto sikh

Il Tempio d’Oro indiano, altrimenti detto “Harmadir Sahib”, sorge nella città di Amritsar, nella regione indiana del Punjab. Questo tempio è dedicato al culto sikh e, per i fedeli di questa religione, è il punto di riferimento, un luogo santo dove pregare e verso il quale fare un pellegrinaggio recandosi in visita almeno una volta nella vita.

Nel tempo questo tempio sikh è diventato famoso in occidente con il nome di Tempio d’Oro di Amritsar, si è trasformato in una meta turistica visitata da viaggiatori di tutto il mondo. Il nome corretto di questa stupenda costruzione che tra poco esploreremo, è come accennavamo Harmandir Sahib, il cui significato è “tempio di Dio”.

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La storia del Tempio d’Oro di Amritsar

Fu il Guru Arjan Sahib, il quinto Nanak (Maestro spirituale indiano) che ebbe la volontà di dare vita ad un luogo di riferimento da destinare al culto dei fedeli sikh, creando lui stesso il disegno della struttura del Tempio d’Oro. Inizialmente, la scelta di creare lo scavo per il recipiente sacro che prese il nome di Amritsar o Amrit Sarovar (letteralmente “pozza d’ambrosia”) e che poi avrebbe dato il nome alla città che accoglie il Tempio d’Oro, derivò dal Guru Amardas Sahib, il terzo dei Nanak in successione, ma in realtà venne realizzata dal Guru Ramdas Sahib con l’organizzazione e il coordinamento di Baba Budha Ji.

Da fonti storiche si sa che l’appezzamento di terreno sul quale sarebbe poi sorto l’intero complesso, venne acquistato da Guru Sahib dagli Zamindar, i gestori dei villaggi della zona. Fu così che, proprio all’interno della vasca sacra, fu costruito lo splendido Tempio d’Oro chiamato Harmandir Sahib, e che avrebbe accolto il nucleo più importante del culto sikh.

Il Tempio d’Oro venne eretto e ultimato completamente solo nel 1601 sotto la reggenza del sesto guru sikh, Guru Hargobind. Successivamente, a causa della distruzione perpetrata da un’aggressione subita dai soldati afghani, fu necessario ricostruirlo, operazione avvenuta intorno al 1760. Purtroppo il Tempio fu nuovamente danneggiato nel 1984, quando si verificarono i brutali scontri tra le forze dell’esercito indiano e i separatisti sikh che all’epoca vivevano stabilmente all’interno del Tempio, in un’operazione delle forze militari indiane nota come “Blu star”, e in quegli anni molte vite furono stroncate.

A seguito della dichiarazione dello stato del Khalistan, i sikh più radicali si chiusero per due anni all’interno del Tempio d’Oro. Quando l’esercito indiano prese d’assalto il tempio nel 1984, morirono circa quattrocento soldati e duemila fedeli sikh. La conseguenza di questa strage fu evidente qualche mese dopo, quando il primo ministro dell’epoca Indira Gandhi, fu uccisa per mano delle sue stesse guardie del corpo che erano di etnia sikh.

IL TEMPIO D’ORO: LA STRUTTURA ARCHITETTONICA

Il meraviglioso Tempio d’Oro di Amritsar sorge su una base di circa 67 metri, collocata al centro della vasca sacra, la Sarovar. Il Tempio è un quadrato perfetto di 40 piedi (12 mt), con quattro porte collocate ai quattro punti cardinali. Le vetrate che ornano le porte sono ricche di fini decorazioni artistiche.

Il Tempio è unito alla terraferma tramite un ponte largo 21 piedi (6,4 mt) e lungo 202 (61,5 mt). Questo lungo ponte porta all’ampio corridoio di 13 metri, simile ad una spianata, che viene utilizzato dai fedeli per percorrere la struttura. Simbolicamente si usa camminare in circolo, intorno all’edificio religioso, in quanto si crede che ogni passo avvicini di più a Dio, in quelli che sono detti “Har Ki Pauri”, i “passi di Dio”, così come recita la regola sacra.

La porzione del tempio che dà sul ponte, presenta delle bellissime decorazioni formate da archi a forma di cuspide. Al primo piano, sui quattro lati, si alzano 4 balaustre mentre, nel centro, è presente un locale di forma quadrata fornito di tre porte. Questa stanza conserva e protegge il Guru Granth Sahib, il testo sacro della religione sikh, ed è qui che si recitano le scritture. Sulla sommità di questo locale quadrato è collocata la Gumbaz, una cupola a forma di loto a rilievo con la propria base capovolta che, a sua volta, sostiene il resto della struttura abbellita da una chhatri. Si sa che la superficie della cupola è stata ricoperta in tempi recenti da una lamina d’oro puro per un peso complessivo di circa cento chilogrammi.

Il nucleo principale del Tempio d’Oro è costituito da una struttura che apparentemente è suddivisa in due piani ma che, in realtà, ne contiene un terzo. Se percorriamo di nuovo il ponte, ma in senso inverso, troviamo l’Akal Takkht, ovvero il “parlamento sikh”, una struttura di alcuni piani all’interno della quale vengono organizzate le varie occupazioni, in cui si tengono le assemblee e dove si riunisce lo Shiromani Gurdwara Parbandhak Commitee, organizzazione responsabile della gestione dei luoghi di culto sikh.

Restando ancora sulla terraferma, e costeggiando in senso orario il lato vicino all’acqua, possiamo vedere il Jubi, o Ber Baba Budha Sahib, l’albero di circa 450 anni, presente in quel luogo già prima della costruzione, con i rami adornati di strisce colorate e sul quale trovano rifugio tantissimi uccelli. È meta di pellegrinaggio per le donne che cercano una gravidanza le quali, per facilitarla, annodano un nastro colorato ai rami di questo albero sacro. La struttura architettonica del Tempio d’Oro, o Harmandir Sahib, è caratterizzata da un insieme armonico che fonde stili diversi: musulmano / mughal e indù. Per questo motivo il tempio si viene definito un eccellente modello di struttura architettonica e compare tra l’elenco delle costruzioni più belle del mondo.

Si dice che, proprio grazie alla particolare struttura di questo tempio, sia nata in India una scuola specifica ad indirizzo sikh, per lo sviluppo della storia dell’arte e degli stili architettonici di questo genere. Osservare il Tempio d’Oro di Amritsar significa farsi avvolgere dalla magia che pervade il luogo: il biancore dei marmi, lo scintillio dell’acqua, l’oro delle cupole che brilla sotto il sole e il lavorio costante dei volontari che tengono puliti gli ambienti trasmettono un senso di pace e di ordine. In base alle credenze, il gesto di pulire, per queste persone, significa poter riparare ai propri peccati. In questa atmosfera raccolta, armoniosa, insieme all’afflusso costante di devoti che scorre incessante per tutto il giorno, è inevitabile essere catturati da un senso di calma e tranquillità.

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La religione del sikhismo

In India sono presenti molte correnti religiose. Una di esse si è radicata principalmente a nord, nello stato del Punjab: si tratta del sikhismo. I fedeli sikh confidano in un Dio soltanto e seguono gli insegnamenti dei santi guru che sono dieci in tutto. Nella città di Amritsar i templi, chiamati anche gurdwaras, sono considerati sia come centri amministrativi sia come centri di culto dagli oltre venti milioni di fedeli sikh sparsi in tutto il mondo.

Il sikhismo è una religione che promulga la pace, e che predica l’umiltà e l’uguaglianza. Un fedele sikh si riconosce per l’applicazione dei cinque precetti, detti anche “cinque k”.

  1. Regola del “Kesh”, ovvero il divieto di tagliarsi i capelli che devono essere raccolti sotto il turbante.
  2. Regola del “Khangha”, ovvero l’obbligo di fermare i capelli con un pettine di ferro.
  3. Regola del “Kara”, ovvero l’obbligo di indossare al polso un bracciale simbolo come elemento distintivo del culto.
  4. Regola del “Kacha”, cioè l’obbligo di indossare solo indumenti corti.
  5. Regola del “Kirpan” cioè portare sempre con sé il pugnale rituale, che porta appunto questo nome.

La religione sikh vanta un’importante caratteristica: nel quindicesimo e sedicesimo secolo, i padri fondatori di questo culto affermarono l’uguaglianza tra uomo e donna, di fronte a Dio. La radice etimologica della parola “sikhismo” proviene dal sanscrito ed esprime il concetto di “discepolo“. I fedeli sikh hanno devozione per il Sri Guru Grahth Sahib Ji, il libro sacro delle scritture che racchiude gli insegnamenti dei dieci santi guru che si sono avvicendati tra il 1469 e il 1708. Questi testi sacri considerano Dio come onnipresente e onnipotente, affermano che si esprime attraverso l’intero creato e che è possibile avvicinarsi a Lui tramite la preghiera e il supporto della guida del guru, che porta l’illuminazione della saggezza sui limiti e le tenebre dell’ignoranza.

I TRE PRINCIPI BASE DEL CULTO SIKH

La religione sikh ha come base tre principi impartiti dal Guru Nanak Dev Ji, il primo guru:

  • Preghiera: per ricordarsi del Creatore in ogni attimo.
  • Lavoro: guadagnarsi da vivere con onestà, evitando inganni e raggiri.
  • Condivisione: donare anche una sola piccola porzione di ciò che si è guadagnato.

Nelle sacre scritture della religione sikh non compare né viene riconosciuta la regola delle “caste” e non è prevista neppure l’adorazione di immagini con riti e con azioni dettate dalla superstizione. I sikh, infatti, ritengono che soltanto la parola di Dio espressa tramite gli insegnamenti dei guru, sia la via spirituale praticabile. Gli stessi guru di questa religione, ritengono che per ottenere l’illuminazione o la salvezza dell’anima non sia necessario condurre una vita ascetica o ritirarsi dal mondo. Chiunque può raggiungere la salvezza a patto che coltivi l’onestà e conduca una vita retta. Nell’ordinamento sikh non esiste una gerarchia sacerdotale. Inoltre, ai fedeli sikh, non è consentito essere dipendenti da alcol, tabacco e neppure consumare carne. La loro regola morale, impone di tenere in considerazione la moglie degli altri come se fosse la propria sorella o madre. Le figlie degli altri, devono essere considerate come figlie proprie; la stessa regola vale anche per le donne. Questo culto religioso ha anche un’altra caratteristica importante: nell’intento di promuovere l’uguaglianza a livello sociale, hanno istituito il “Langar” o cucina comune, dove le persone di qualunque grado sociale si riuniscono per condividere il cibo.

La regola prevede che tutti quanti, ricchi, poveri, letterati o ignoranti, si siedano per terra per consumare il cibo, testimoniando così la parità sociale di tutti coloro che partecipano al pranzo.

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I SANTI GURU DEL SIKHISMO

Ecco i dieci guru considerati “santi” del sikhismo:

  • Sri Guru Nanak Dev ji fu colui che fondò il sikhismo e lo diffuse;
  • Sri Guru Angad Dev ji sviluppò la parità tra le persone in base all’istruzione;
  • Sri Guru Amar Das ji promosse il servizio e l’umiltà, insegnando a trattare la donna in modo paritario. Fu colui che si impegnò a sradicare il rito della “Sati”, ovvero la terribile regola degli Indù di bruciare la vedova alla morte del proprio marito;
  • Sri Guru Ram Das ji attraverso la costruzione del Tempio d’Oro fece comprendere che nella casa di Dio tutti sono accolti senza nessuna distinzione;
  • Sri Guru Arjun Dev ji si sottopose a terribili torture per mettere in risalto il valore di saper accettare il volere divino;
  • Sri Guru Hargobind Sahib ji insegnò al suo popolo che, nel momento in cui ogni tentativo di mediazione fallisce, è consentito imbracciare le armi;
  • Sri Guru Har Rae Sahib ji si adoperò nel costruire ospedali quando si verificarono epidemie;
  • Sri Guru Harkrishan Sahib ji fece in modo di insegnare al suo popolo il profondo significato del sacrificio e la generosità per il bene altrui;
  • Sri Guru Tegh Bahaddar ji si offrì in sacrificio per preservare la religione induista;
  • Sri Guru Gobind Singh ji assegnò ai propri sikh una precisa identità, dando vita all’ordine Khalsa (ogni sikh, sia uomo che donna, che abbia ricevuto il battesimo o ha ricevuto l’amrita durante la cerimonia dell’Amrit Sanskar).

LA FIGURA DEL JATHEDAR

Anche il culto sikh ha un capo religioso, il quale svolge sia funzioni celebrative che politiche, chiamato lo Jathedar. Egli governa una sede accreditata e consacrata, la Takht, e una comunità intera di uomini (armati) e autonomi, che comprende anche le loro famiglie. Lo Jathedar è una sorta di chierico del culto sikh, ordinato dal guru, che regge una delle cinque Jath (gruppi tribali) che esistono in India, gestito tramite l’ordinamento teologico e giuridico emanato dal Jethedar Akal Takht di Amritsar, la città che ora descriveremo.

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La città di Amritsar tra arte e storia

Amritsar è la città indiana che accoglie il Tempio d’Oro, situata nella zona del Punjab e capoluogo della regione che porta lo stesso nome. Dista circa 50 chilometri da Lahore, in Pakistan. La sua posizione strategica ne fa un punto chiave per i commerci, poiché è posizionata all’incrocio di importanti vie di comunicazione sia ferroviarie che stradali tra Pakistan e Kashmir. Per questo motivo Amritsar vede un traffico fiorente che promuove gli scambi di tessuti come lana, seta e cotone, ma anche di prodotti alimentari, di macchinari agricoli, di prodotti chimici con materie prime, senza dimenticare la lavorazione della ceramica e del vetro, unitamente ad un artigianato di vero pregio (lavorazione di metalli preziosi, pelli e tappeti). Questa città è considerata un polo culturale molto importante tanto che ha sviluppato alcune sedi universitarie nella regione del Punjab, così come istituti per ricercatori oltre a diverse scuole di ordine superiore che promuovono gli studi di diverse religioni.

UN PO’ DI STORIA PER CONOSCERE AMRITSAR

Il nome “Amritsar” significa “stagno dell’immortalità“. La città, fondata nel 1674 da Guru Ramdas, fu proclamata città santa del culto sikh. Distrutta una prima volta nel 1761 dal Re Moghul Shah ‘Alam, fu ricostruita nel 1802 da Ranjit Singh che firmò nel 1809 il trattato che specificava i confini tra lo stato creato dai sikh e quelli di dominazione inglese. Nonostante questi accordi, nel 1846 entrò in vigore un nuovo trattato che obbligò i sikh ad accettare l’ingerenza britannica. A ciò seguirono nel 1919 i famosi disordini durante i quali, una brigata di soldati inglesi sparò sulla folla che protestava facendo più di diecimila morti e uccidendo anche circa trecento fedeli di Gandhi.

AMRITSAR E LA SUA ARTE

Amritsar è un concentrato di arte sublime dalle contaminazioni armoniose. La tipologia di arte sikh, con l’influsso dello stile musulmano, forma un tutt’uno con lo stile dei Rajput-Prahara, classico della dinastia imperiale dei Moghul. La migliore rappresentazione di questa splendida arte è proprio il Tempio d’Oro ospitato dalla città. La struttura imponente sorge proprio al centro di Amritsar, collocata nella vasca sacra. Al tempio si accede solo attraverso una strada rialzata, lunga più di 70 metri che attraversa le sacre acque. La città stessa è un gioiello di inestimabile valore e, custodendo il Tempio d’Oro considerato il centro del culto sikh è diventata la città di riferimento per i fedeli di questa religione.

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Il Tempio d oro India: le regole per visitarlo

Per poter visitare il Tempio d’Oro è indispensabile osservare queste semplici regole, in modo da rispettare le usanze del luogo:

  • uomini e donne devono coprirsi la testa; proprio all’ingresso del tempo vengono distribuite delle bandane di colore arancione per chi ne fosse sprovvisto
  • si entra nell’area che delimita il tempio rigorosamente a piedi nudi (sono vietate anche le calze); agli ingressi vi sono dei punti precisi in cui bisogna lasciare le scarpe e, prima dell’entrata, bisogna lavarsi i piedi in una piccola vasca predisposta allo scopo
  • non si possono scattare foto in tutta la zona del tempio, come testimoniano i numerosi cartelli anche se, alla fine, il turista non riesce a resistere alla tentazione
  • nell’intera zona del tempio non si può né fumare, né bere alcolici o mangiare carne
  • essendo un luogo sacro vige la buona educazione di evitare atteggiamenti scorretti, di fare confusione o entrare con un abbigliamento non indicato.

UN’ESPERIENZA UNICA E TRASFORMATIVA: 10 GIORNI DA MONACO

Parlando del Tempio d’Oro di Amritsar, noi di Conscious Journeys ci siamo calati nell’atmosfera densa di significato di questo luogo, esperienza che possiamo offrire anche ai nostri viaggiatori che desiderano assorbire tutta l’intensità di un percorso spirituale di questo calibro. Il percorso esperienziale “Dieci giorni da monaco” è qualcosa di più che un semplice viaggio.

La visita al Tempio d’Oro è solo l’ultima tappa di una esplorazione profonda della propria dimensione interiore. Vedremo Dharamsala, la piccola Lhasa, dove si trova il Dalai Lama. Avremo la possibilità di meditare in più occasioni, per allenarci a sgombrare la mente. Faremo il percorso circolare attorno al tempio del Dalai Lama, offrendo le bandiere di preghiera per moltiplicare le benedizioni dei mantra. Visiteremo il Monastero Gutoe e altri splendide strutture del luogo, come l’Istituto di Medicina e Astrologia tibetane.

Il punto più emozionante del viaggio sarà quello in cui faremo un ritiro di tre giorni nel monastero di Palpung Sharapling e quando parteciperemo ai rituali Chod e Gree Tara, momenti di pura intensità emotiva. Potremo ricevere un altro grande dono: un consulto con un medico tibetano, che saprà illuminarci con la sua saggezza e preparazione. In tutto questo, per restare fedeli alla nostra mission in merito ai viaggi eco-sostenibli, visiteremo una organizzazione tibetana per poter comprendere a fondo le realtà di questo luogo e della sua popolazione.

E così, il Tempio d’Oro dei sikh sarà la pietra preziosa che ci porteremo dentro, una volta tornati a casa. Starà a noi mantenere poi vivo lo splendore di ciò che sperimenteremo con un viaggio meraviglioso in questi luoghi. Vi lasciamo, a questo punto, con una frase dal significato profondo:

“La religione più elevata è quella di coltivare la fratellanza universale e di considerare tutte le creature simili a se stessi.”

Guru Nanak Dev Ji (1469-1539)

Buona Vita!

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