- by Conscious Journeys
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La casa editrice australiana Lonely Planet, ormai presente anche in Italia da moltissimo tempo, ci ha abituati, con le sue guide di viaggio, a sognare ad occhi aperti anticipando le emozioni che avremmo poi vissuto una volta raggiunte le innumerevoli destinazioni descritte e illustrate in quelle pagine, ma nello stesso tempo ha conquistato un ruolo innegabile nello stilare le classifiche annuali dei “luoghi da visitare”, come la ormai popolare guida “Best in Travel”.
Puntualmente, anzi per questa volta addirittura con un certo anticipo, la classifica “Best in Travel” di Lonely Planet elegge le destinazioni più interessanti per il 2020, e al primo posto troviamo un luogo che sicuramente è ormai entrato nell’immaginario di molti viaggiatori, e che per noi di Conscious Journeys è un fiore all’occhiello, ovvero il Bhutan.
In pochi giorni la notizia ha fatto il giro del Web, rilanciata da riviste di viaggi e non solo, da agenzie stampa e quotidiani, e grazie al giudizio inequivocabile di Lonely Planet il Bhutan è al momento la destinazione top 2020 nella popolare guida Best in Travel della sezione Paesi, riaccendendo così la curiosità di migliaia di viaggiatori, soprattutto quelli che in passato si erano quasi rassegnati a escludere questo misterioso e affascinante paese dalle proprie destinazioni, per tutta una serie di motivi che scopriremo fra poco.
La collocazione del Bhutan in vetta al “Best in Travel” di Lonely Planet è dunque un segnale che riaccenderà in molti viaggiatori il desiderio di visitare questa bellissima e millenaria “perla orientale” incastonata fra i territori del Nepal e quelli della Cina, e i motivi per intraprendere questo viaggio e vivere quest’esperienza sono diversi e sicuramente hanno contribuito a determinare la scelta di Lonely Planet di inserire il Bhutan non solo nella classifica “Best in Travel”, ma addirittura al primo posto fra le dieci migliori destinazioni del 2020.
Cosa spinge un viaggiatore a scegliere un tour del Bhutan rispetto ad altri percorsi di viaggio? I motivi possono essere diversi, ma al centro di una scelta come questa, che come vedremo ha dei costi comunque giustificati, c’è il desiderio di calarsi completamente in un mondo che conserva intatte le sue tradizioni religiose e culturali basate sul buddhismo, entrando in contatto con un popolo che ha fatto dell’equilibrio interiore e della sintonia con l’ambiente un principio di vita quotidiana.
Come sottolinea la presentazione di Lonely Planet, il Bhutan è la prima nazione del mondo che potrà definirsi interamente “biologica” nel 2020, dopo avere abbattuto tutte le emissioni inquinanti di carbonio.
Se c’è un luogo, quindi, dove il viaggiatore può davvero affermare di vivere un “turismo consapevole”, sicuramente è il Bhutan, che pur differenziato nella molteplicità di culture indigene e gruppi etnici e dei suoi dialetti, è accomunato da un unico spirito, una vera e propria “anima collettiva” che la religione buddhista ha saputo creare e mantenere salda nel corso dei millenni, conservandone la preziosa integrità fino ai giorni nostri.
Lo stesso governo del Bhutan ha da sempre adottato una politica di preservazione del territorio e delle risorse del paese, e mentre in altre nazioni del mondo si riversano milioni di visitatori, quelli che possono permettersi di visitare il Bhutan sono un’esigua minoranza. Nel 2017, per fare un esempio, sono stati 254.000 in tutto, che se confrontati, per esempio, con gli oltre cinquanta milioni di turisti giunti in Italia nello stesso anno, lasciano ben capire quanto sia forte la volontà di conservare intatto ogni aspetto del paese, dei suoi territori e delle sue genti, ed evitare ciò che in molte altre parti del mondo ha portato addirittura a proteste di massa, come quelle viste a Barcellona proprio nel 2017, o a stime quasi catastrofiste, come quella che descrive per esempio una città come Venezia “soffocata” dal turismo di massa dei suoi ottantamila visitatori giornalieri.
Fino al 1974 il Bhutan era praticamente inaccessibile ai visitatori stranieri, e nel primo anno in cui aprì i suoi confini ai viaggiatori soltanto 287 persone lo visitarono. Anche negli anni successivi il paese è stato “protetto” attraverso una rigida selezione che, come vedremo più avanti, ha fatto in modo che fossero favoriti solo i viaggiatori che si affidano a tour operator specializzati e in particolare quelli che col tempo avevano appunto inserito il Bhutan fra le loro destinazioni, riuscendo a creare dei pacchetti di viaggio idonei. Ciononostante, già nel 2015 il numero di visitatori che intrapresero un tour del Bhutan furono quasi cinquantamila, di cui il 90% rappresentati da turisti indiani.
La stessa Lonely Planet aveva sottolineato, sul suo sito, le difficoltà di visitare il Bhutan partendo dalla lettera di un lettore, in risposta alla quale sono poi arrivati molti messaggi di altri viaggiatori che raccomandavano soprattutto di evitare l’improvvisazione quando si decide di visitare il paese, e affidarsi quindi ai tour operator specializzati e ai loro pacchetti di viaggio le cui tariffe sono fissate proprio dal governo del Bhutan. Il governo del paese ha predisposto, infatti, che soltanto i cittadini provenienti da India, Bangladesh e Maldive possano visitare il Bhutan senza appoggiarsi a un viaggio organizzato di un tour operator autorizzato.
Uno degli ostacoli che in passato ha scoraggiato molti viaggiatori “improvvisati” intenzionati a visitare il Bhutan è stato proprio il costo della tariffa giornaliera imposta dal governo. Questa tariffa, infatti, va a incidere direttamente sul costo del pacchetto di viaggio offerto da agenzie e tour operator, dal momento che il costo relativo al visto (che va dai 200 dollari, in bassa stagione, ai 250 dollari nella stagione alta) comprende tutto quanto è necessario per la permanenza nel paese, compreso vitto, alloggio e spostamenti interni, ed esclude quindi soltanto le spese di viaggio per raggiungere il Bhutan.
Com’è facile capire, si tratta di una scelta, da parte del paese, sicuramente volta a selezionare il genere di visitatori e mantenere il più possibile intatto il fascino e la bellezza originaria che contraddistingue il Bhutan. Tale scelta, inoltre, non è solo a vantaggio del paese stesso (pensate che 65 dei dollari richiesti per il visto vengono investiti per l’istruzione e l’assistenza sanitaria degli abitanti), ma anche dei viaggiatori che possono sentirsi tranquilli sul fatto di non ritrovarsi in un ambiente “inquinato” dal turismo di massa, ma al contrario contraddistinto da un turismo di qualità che rispetta i territori, la natura, le tradizioni e la popolazione del Bhutan.
Nonostante i costi appena descritti, bisogna precisare, infine, che già soltanto dall’Italia ogni anno partono circa ottocento visitatori diretti nel Bhutan, il che testimonia sicuramente quanto si tratti di una meta agognata da molte persone, che non si lasciano quindi scoraggiare dai costi perché sanno che l’esperienza di un viaggio simile vale il suo costo, e nello stesso tempo si sentono rassicurati sapendo che il prezzo richiesto comprende tutto quanto sarà loro necessario per godere appieno del tour in Bhutan.
L’altra difficoltà incontrata da chi vuole visitare il Bhutan è quella di ottenere i permessi governativi, e anche in questo caso chi decide di partire fa bene ad affidarsi a tour operator e agenzie accreditati, in grado di agevolare l’ottenimento del visto necessario per visitare il paese. I tour operator accreditati, infatti, ottengono il visto direttamente dal governo del Bhutan, riuscendo così a organizzare offerte di viaggio all-inclusive che liberano il viaggiatore da qualsiasi orpello burocratico e organizzativo, lasciandogli semplicemente la gioia di raggiungere il Bhutan e godere delle sue meravigliose suggestioni.
Così come per la fase organizzativa generale, per vivere a pieno l’esperienza del Bhutan è fondamentale poter contare sull’esperienza e la professionalità di un tour operator che conosca il territorio e sappia inserire, all’interno dei pacchetti di viaggio tutti quegli ingredienti che possano garantirci di non perdere alcuna opportunità per conoscere le mille sfaccettature che un luogo come questo può offrire. Per vivere l’esperienza del Bhutan non si può pensare di restarvi meno di cinque giorni, infatti i tour del Bhutan più popolari prevedono almeno una settimana di permanenza nel paese.
Il pacchetto di viaggio L’Essenza del Bhutan, per esempio, in poco più di una settimana riesce a racchiudere davvero il “cuore pulsante” di questo luogo sacro e affascinante, permettendoci di vivere addirittura un’intera giornata di meditazione calandoci nella realtà dei monaci buddhisti all’interno di un monastero.
Per chi, invece, desidera ampliare l’esperienza di viaggio e abbracciare una maggiore diversità di luoghi ed esperienze, il pacchetto Bhutan, il regno del Dragone Tuonante può garantire, nei suoi dieci giorni, l’esplorazione di varie località significative in cui vivere le diverse realtà del territorio, fatte di piccoli e grandi villaggi, templi e monasteri attraversando la lussureggiante natura incontaminata che da sempre caratterizza i territori del Bhutan.
Per chi, infine, ha la possibilità di trascorrere un periodo più lungo, le quasi due settimane del tour Sikkim e Bhutan permettono di estendere il viaggio alle aree geografiche confinanti dei due territori, aggiungendo nuove esperienze indimenticabili in questi luoghi consacrati, durante il suo viaggio dall’India al Tibet nell’VIII Secolo, dal Guru Padmasambhava, noto in Tibet (e nel resto del mondo) come Guru Rinpoche e venerato come secondo Buddha.
Se decidete, quindi, di vivere l’esperienza del Bhutan affidandovi a chi, oltre che avere i giusti requisiti e le necessarie autorizzazioni, può garantirvi anche un pacchetto di viaggio ben organizzato e strutturato, ricordate che la bassa stagione comprende i mesi di gennaio, febbraio, giugno, luglio, agosto e dicembre, quindi nell’alta stagione rientrano i mesi di marzo, aprile, maggio, settembre, ottobre e novembre.
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