Economia indiana, una delle maggiori al mondo

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L’economia in India può essere considerata a pieno titolo come una tra le più fiorenti nel panorama mondiale. Recenti dati forniti dagli osservatori economici ci dicono che l’India risulta essere al sesto posto come prodotto interno lordo nominale (i dati del PIL relativi a beni e servizi considerati in base al loro prezzo corrente) e terza economia per le percentuali di potere di acquisto, classificandosi così come uno dei sistemi economici maggiori per crescita.

L’economia indiana è caratterizzata da settori molto diversi che comprendono l’agricoltura, necessaria per la sussistenza, e l’ambito industriale nella sua forma più moderna. Le aree che maggiormente spingono l’economia sono l’esportazione, il settore dei servizi e il cosiddetto ‘terziario avanzato’ nonostante ben oltre i due terzi dei cittadini indiani abbiano come fonte di reddito primaria l’agricoltura.

India economia, origine e sviluppo

Analizzando le radici dello sviluppo economico in India, possiamo identificare almeno tre importanti fasi che ne hanno segnato l’evoluzione: il primo periodo, che ha preceduto la conquista e l’assoggettamento agli inglesi; il secondo che durante il diciassettesimo secolo ha segnato l’avvio dell’era coloniale conclusasi nel 1947 grazie al raggiungimento dell’indipendenza; e la terza fase che va dal 1947 al giorno d’oggi che corrisponde al periodo moderno, agevolato nello sviluppo proprio dal raggiungimento dell’indipendenza.

Proprio durante quest’ultimo periodo, l’India si è proposta come meta ambita per le varie multinazionali che hanno visto nel suo recente sviluppo un buon territorio per delocalizzare molti dei servizi per i loro clienti, specialmente occidentali. Queste società, naturalmente, sono state attirate dai costi più bassi propri delle nazioni a basso reddito, particolare che queste aziende (che potremmo definire ‘predatorie’), hanno saputo sfruttare a proprio vantaggio.

Dall’inizio della sua indipendenza, l’India si è strutturata utilizzando un tipo di economia impostata sul modello socialista, adottando una formula di controllo piuttosto stretta da parte del governo sulle imprese private, sull’esportazione e sugli investitori esteri.

Già all’inizio del 1990, l’India ha approntato diverse trasformazioni della sua economia, attuandole con alcune riforme che hanno gradualmente ridimensionato l’azione di controllo esercitata dal governo su investimenti e sugli scambi import-export.

All’interno di queste riforme poi, sono state inserite anche le norme sul diritto d’autore e quelle che regolano la proprietà privata sul modello occidentale, le quali si differenziano molto dal modello dell’economia cinese, per esempio.

Per quanto riguarda l’ambito delle privatizzazioni e la possibilità di aprire alcune aree economiche a soggetti privati o investitori esteri, la cosa è tuttora al vaglio del governo, motivo per cui l’evoluzione di questo aspetto ha subito rallentamenti ed è ancora in divenire anche se sta aprendo nuove prospettive.

Una delle caratteristiche di rilievo per l’economia indiana è il fatto che una parte considerevole dell’intera popolazione parla la lingua inglese e ha raggiunto un eccellente grado di istruzione specialmente in ambito scientifico e informatico.

Questa particolarità sulla formazione di alto livello ha fatto sì che si attuasse uno sviluppo marcato delle aziende che si occupano dell’implementazione di software e dei progetti di tipo industriale. Un dato significativo è quello che, nel 2007, segnala l’esportazione di software con un volume complessivo di circa dieci miliardi di dollari.

Pur con questi lusinghieri presupposti, l’economia indiana procede su due ambiti paralleli poiché deve purtroppo confrontarsi con evidenti e penalizzanti differenze di tipo sociale ed economico. Il primo grosso problema è la povertà, piaga che, nonostante si sia ridotta molto già a partire dal 1980, indebolisce e tormenta ancora un largo numero di cittadini.

Questo disagio sociale è la diretta conseguenza della disparità economica diffusa nel Pese, un fenomeno che purtroppo è in crescita a causa del fatto che lo sviluppo economico dell’India ha agevolato i ceti alti della società attuale, i quali hanno maggiore possibilità di accedere agli studi superiori. Un altro aspetto che ha contribuito a creare questa situazione è anche la manifestazione delle differenze tra regioni del paese relative alle aree ricche e quelle che invece devono fare i conti con la povertà. Agiscono su questo delicato equilibrio anche gli episodi di corruzione, la burocrazia farraginosa, la scarsità di infrastrutture efficienti, l’incapacità del settore pubblico e il sistema sanitario che deve essere migliorato.

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Caratteristiche vincenti e punti deboli dell’economia indiana

Come abbiamo già accennato, uno dei vantaggi sul quale può puntare il continente indiano, è la grande diffusione della lingua inglese, parlata correntemente da una buona parte della popolazione e in genere utilizzata in ambito economico oltre che per l’attività gestionale delle aziende.

Ciò porta un sicuro vantaggio all’India nel panorama economico mondiale, anche in merito all’espansione del liberismo economico, specialmente nei confronti della Cina, sua diretta concorrente e parimenti in crescita accelerata.

Altro aspetto che deve essere tenuto in considerazione è il fatto che il tipo di democrazia vigente in India, nonostante possa essere considerata stabile, a volte complessa e in qualche caso ribelle, su qualunque innovazione deve tenere conto del consenso da parte della popolazione e questo fa del Paese un esempio per il resto del mondo che la osserva con particolare attenzione.

L’età media della popolazione indiana è in genere piuttosto bassa, quindi abbiamo una bassa presenza di anziani rispetto alle altre fasce di età. Secondo le statistiche, l’India ha un primato: già nel 1950 fu la prima nazione che, trovandosi all’interno di un programma di sviluppo, decise di utilizzare una sorta di controllo della popolazione attraverso una pianificazione delle nascite. Questo tentativo fallì poiché la ben nota indole democratica del Paese non permise che l’operazione andasse a buon fine. Tale iniziativa, per avere successo, avrebbe dovuto essere accolta in modo del tutto naturale dalla popolazione e radicarsi come un normale effetto della modificazione del costume sociale, dello sviluppo delle città e dell’emancipazione femminile.

La logica conseguenza dell’alto tasso di natalità, quindi del tasso di aumento della popolazione che si trova in fascia giovanile, ha prodotto l’incremento della forza lavoro, ovvero di quella parte di cittadini che va dai 15 ai 65 anni. Questa fascia di popolazione, che tra l’altro è già ampia poiché supera abbondantemente il miliardo di unità, deve essere sostenuta con la creazione di posti di lavoro se si vuole scongiurare il pericolo di incrementare disoccupazione, povertà e denutrizione diffusa.

Il grande incremento della popolazione dunque, può essere considerato come un punto focale determinante per contrastare il diretto antagonista commerciale, la Cina. Tra le categorie di servizi ce n’è uno che offre un particolare vantaggio all’India poiché fa da stimolo ad altri ambiti strettamente collegati tra loro: ci riferiamo all’Information Technology, definito una straordinaria opportunità economica per l’India, dal momento che costituisce ben il 54,1% del PIL.

Gli aspetti che invece devono essere migliorati per migliorare l’economia in India sono, oltre a quelli già menzionati in precedenza, i seguenti:

  • burocrazia da snellire;
  • contrasto alla corruzione;
  • miglioramento delle infrastrutture (la maggior parte sono in rovina);
  • favorire gli investimenti diretti dall’estero;
  • aggiornare l’intero sistema bancario;
  • attuare riforme mirate per il settore agricolo;
  • completare la fase di liberalizzazione del commercio;
  • risolvere le disparità;
  • varare riforme fondamentali per sistema scolastico;
  • incrementare l’occupazione;
  • snellire il mercato del lavoro;
  • potenziare le piccole imprese in ambito manifatturiero.
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India Economia

L’economia indiana in netta ripresa grazie alla nuova riforma fiscale

L’India punta a rafforzare il ruolo di Paese in espansione, fortemente determinato a costruirsi un posto di spicco a livello mondiale.

Nel febbraio 2017, l’allora ministro delle Finanze indiano Arun Jaitley, ha esposto il programma di governo per il biennio 2017/2018, paragonabile al una delle nostre manovre finanziarie. Questo programma, rimasto in vigore fino al 31 marzo del 2018, ha introdotto delle nuove normative che hanno permesso al Paese di incrementare il tasso di sviluppo fino ad oggi, oltre che di costruire una solida base per i progetti futuri. Negli anni successivi, infatti, forte della crescita relativa all’incremento della classe media e ad un aumento dei consumi interni del Paese, l’economia indiana ha potuto concretizzare molti dei punti in programma.  In base ad alcune proiezioni a breve l’India dovrebbe poter vedere scendere ulteriormente l’età media della popolazione, con un conseguente rafforzamento dal punto di vista economico.

L’intento di queste e altre modifiche alla struttura fiscale del Paese ha lo scopo di consolidare l’apparato economico dell’India senza pregiudicare i budget destinati a migliorare le infrastrutture, le zone rurali e gli investimenti destinati alle politiche per combattere la povertà.

Altro obiettivo del Governo è quello di ridurre alcuni punti del deficit fiscale, proponendo azioni che possano stimolare la creazione di posti di lavoro e la domanda interna.

ECONOMIA INDIANA: AREE D’INTERVENTO PER LA RIPRESA

Le aree di intervento che sono state identificate con questo primo progetto significativo per l’economia dell’India sono nove, e riguardano:

  1. l’incremento del settore agricolo tramite dei crediti da erogare agli agricoltori
  2. un maggiore sviluppo delle infrastrutture e della rete ferroviaria tramite una semplificazione del sistema dedicato alla prenotazione dei biglietti di viaggio
  3. l’espansione dei progetti per portare l’elettricità nelle zone rurali e potenziamento delle energie rinnovabili
  4. incrementare i fondi destinati alla difesa
  5. portare almeno dieci milioni di famiglie a superare la povertà con un piano regolatore che si occuperà di costruire almeno dieci milioni di case da destinare ai senza fissa dimora e completamento dell’elettrificazione delle zone rurali in tempi contenuti
  6. la creazione di post di lavoro per le persone in condizioni disagiate con facilitazioni per le donne specialmente per coloro che versano in gravi difficoltà
  7. fondi destinati alla formazione giovanile con potenziamento delle piattaforme digitali con l’inserimento di corsi per lo studio delle lingue straniere
  8. facilitazione dell’ingresso degli investitori dall’estero e istituzione di commissioni che vigilino sul fenomeno della corruzione; varare riforme che contribuiscano a regolarizzare il sommerso
  9. riduzione delle imposte specialmente per le famiglie a basso reddito e per le imprese di piccole dimensioni così da aiutare la crescita.

Da quanto sin qui emerso, è evidente che il governo indiano sta impegnando molti sforzi nel perseguire gli obiettivi che sono stati elencati in dettaglio. Chiaramente si tratta di un percorso impegnativo che deve tenere conto delle recenti dinamiche internazionali e di problemi recidivi ancora da risolvere. Sin dal 2014, infatti, con il programma ‘Make in India’, il Governo ha varato numerosi progetti per attrarre investitori e aziende a livello globale con l’invito a creare nel Paese realtà imprenditoriali, aziende manifatturiere e sedi dei loro hub industriali che tutt’oggi stanno dando ottimi risultati.

Oltre a questo imponente obiettivo, il programma mira a potenziare anche le micro-aziende, così come le piccole e medie attività. Questi tre settori, infatti, costituiscono lo scheletro portante dell’economia indiana e possono fare la vera differenza nel consolidare il tessuto sociale aiutando il Paese a compiere quel salto di qualità tanto necessario quanto auspicabile.

Grazie all’impegno del ministero dell’economia e alle riforme messe in atto, il comparto degli investitori esteri si è rafforzato in modo significativo e ha reso ancora più fattibili le opportunità di fare business nel Paese.

L’India dunque, grazie alla sua capacità di mettersi in discussione e di avviare un vero e proprio percorso di rinnovamento a livello economico è in grado di proseguire la scalata al primato globale come Paese dall’economia emergente più promettente del momento. Ci auguriamo che tali risultati abbiano una doverosa ricaduta positiva sulla popolazione, vero motore di questo splendido Paese.

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