Ladakh, la regione montuosa ricca di spiritualità

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LADAKH

Il Ladakh è una regione montuosa nel nord-est dello stato di Jammu e Kashmir, nell’India Settentrionale, e si trova nella zona nota come Trans-Himalaya. È la regione più grande, ma meno popolata dello stato confederato e gli insediamenti della popolazione si trovano ad altitudini elevate (tra i 2.500 e i 4.500 m), mentre gli accampamenti nomadi possono arrivare ancora più in alto.

Le popolazione si divide tra buddisti e musulmani; i primi sono la maggioranza nell’est, mentre i secondi nel nord e nell’ovest. La città maggiore è Leh, seguita da Kargil, ed il Ladakh stesso è suddiviso in due distretti, che prendono il nome dalle due città. Il distretto di Kargil copre la parte occidentale ed è costituito da Drass, famoso come il secondo posto più freddo abitato sulla terra; il distretto di Leh si trova nella parte orientale del Ladakh.

Un ramo dell’antica Via della Seta attraversava il Ladakh e costituiva una rotta commerciale importante ai tempi di Marco Polo. Diversi passaggi partono da Leh e conducono a Nord, come quello fino a Khotan, in Cina, o a Sud, come quello che conduce fino a Srinagar e all’antica Taxila.

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LADAKH INDIA, E L’INFLUENZA DEL TIBET

Il Ladakh è stato un regno indipendente per nove secoli, influenzato dal Tibet e dalla vicina regione musulmana. Linguisticamente, la lingua Ladakhi è strettamente legata al tibetano. Per molto tempo chiunque volesse ricevere un’istruzione religiosa superiore doveva recarsi in Tibet, ma dopo l’annessione del Tibet alla Cina, i Ladakhi preferirono intraprendere viaggi molto più brevi per raggiungere i monasteri tibetani in India.

Dal punto di vista dell’architettura, tra Ladakh e Tibet non ci sono grosse differenze, ne per gli edifici residenziali ne per i monasteri. Anche l’assenza di una netta divisione in classi sociali è comune a Tibet e Ladakh, mentre è in contrasto con il resto dell’India. A ciò sono dovuti lo status relativamente elevato, la libertà e la schiettezza di cui godono anche le donne buddiste in Ladakh e in Tibet.

Comuni a entrambe le culture sono un insieme di pratiche culturali che impediscono alla popolazione di crescere più di quanto la terra possa sostenere. Queste sono:

  • I monasteri accolgono un gran numero di monaci e monache, contribuendo a mantenere la popolazione a un livello stabile.
  • La poliandria, pratica che consente ad una donna di sposare tutti i fratelli di una famiglia per impedire che la terra della famiglia venga divisa, era comune sia in Ladakh che in Tibet fino al XX secolo.
  • Primogenitura, l’eredità dopo la morte di un uomo (principalmente la terra) passerebbe al figlio maggiore per mantenere le fattorie abbastanza grandi da sostenere una famiglia ed evitare di spezzettare i possedimenti.
  • Khangbu, la casetta in cui padre e madre si ritiravano quando il loro figlio maggiore si sposava e diveniva responsabile della gestione della fattoria, ereditando la casa principale insieme ad essa.

Tuttavia, il Tibet non è stato l’unica influenza sul Ladakh. Mentre il Tibet era in gran parte isolato dall’influenza esterna, il Ladakh era una nazione in cui il commercio giocava un ruolo importante e molte carovane varcavano i suoi confini. I commercianti provenienti dalle vicine terre musulmane, sia il Kashmir che il Turkestan orientale, che ora è la provincia dello Xinjiang in Cina, erano molto comuni nel bazar di Leh fino al XX secolo. Nella musica folk si possono notare somiglianze e richiami agli stili delle aree musulmane dell’Himalaya occidentale.

Nel corso dei decenni, il rapporto tra buddisti e musulmani in Ladakh si è deteriorato. Ciò è probabilmente dovuto al complesso ruolo delle comunità come minoranza l’una rispetto all’altra, i musulmani sono una minoranza a Leh, la maggioranza nello Jammu e Kashmir e una minoranza in India; I buddisti sono la maggioranza di Leh, ma una minoranza nello Jammu e Kashmir per i musulmani e in India per gli indù. Anche l’importazione di identità politiche dal resto dell’India potrebbe aver contribuito. Qualunque sia la vera ragione, non è mai scoppiata nel tipo di violenza cui si è assistiti invece in altre zone dell’India.

Dal punto di vista naturale, il Ladakh è un luogo incantevole, una terra racchiusa tra le due maestose catene montuose dell’Himalaya e del Karakorum, a ridosso dei confini pakistano e cinese. Il suo è un territorio desertico di alta montagna, con rare oasi verde come Leh, il capoluogo, che conta circa 10.000 abitanti: in media l’altitudine si aggira attorno ai 4.000 metri e, quindi, non stupisce che il clima oscilli tra freddo gelido e fresco per tutto l’anno.

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LADAKH TREKKING

In Ladakh trekking ed escursioni sono tra le principali motivazioni che spingono i turisti a recarsi in questi luoghi remoti. Qui vivono parecchie specie di ungolati e circa 225 specie di uccelli e molti migrano qui dalle zone più calde dell’India. Il Ladakh è anche una delle poche dimore rimaste per il Leopardo delle Nevi, di cui si contano circa 200 esemplari selvatici, e del Lupo Tibetano, prima minaccia per il bestiame, il cui numero è stato drasticamente ridotto nel tempo, con solo 300 esemplari rimasti.

Non è sicuramente una meta facile, non è un luogo come tanti altri, e chi vuole visitare il Ladakh deve essere consapevole delle difficoltà insite nel viaggio e ben motivato ad affrontarle. Il Ladakh India è un luogo remoto, difficile e non adatto a tutti. Eppure se ne si avverte il richiamo, se lo si visita, ripagherà tutte le aspettative e regalerà emozioni inaspettate e si supereranno tutte le apparenti problematiche, anche le condizioni spartane delle sistemazioni (tenda, hotel o guesthouse).

Sicuramente è necessario godere di una buona salute e avere una buona forma fisica, ma anche lo spirito di adattamento è fondamentale per viaggiare in questa regione e per riuscire a godere della bellezza e della spiritualità del Ladakh, senza farsi distrarre dall’assenza di comfort.

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LADAKH QUANDO ANDARE

Non è semplice dire in Ladakh quando andare, qui fa sempre freddo e se magari di giorno, durante le escursioni può non sembrare un problema, di notte le temperature possono scendere ben oltre lo zero, anche nella stagione più “calda” tra maggio e settembre.

Anche per i trasporti bisogna essere preparati: le strade sono generalmente strette, tortuose, non asfaltate e spesso ad una sola corsia. Gli autisti le conoscono a memoria e vivono in uno stato quasi simbiotico con il proprio veicolo. Avendo una incredibile familiarità con l’ambiente montano, può capitare che abbiano atteggiamenti non esattamente compatibili con il concetto di sicurezza su strada che può avere un europeo, ma durante un viaggio in Ladakh si fa anche un esercizio di fiducia verso l’altro, verso chi quel luogo lo conosce bene e sa come affrontarlo.

Ritrovarsi ad un’altitudine di 3.500 metri o più sul livello del mare è un’esperienza per persone preparate, l’aria rarefatta e la minore presenza di ossigeno hanno da subito diversi effetti benefici: chi fuma, qui smette, poiché è difficile inalare fumo senza rischiare la sensazione di svenire; la dieta si riduce inevitabilmente a cibi leggeri e in quantità limitate accanto a tanti liquidi; i movimenti, la camminata si fanno lenti, prendendo un ritmo più in sintonia con la natura del luogo; lo smartphone non è più onnipresente e quasi lo si dimentica, essendo quasi sempre sconnesso.

Inoltre, camminare e parlare contemporaneamente è difficile a queste altitudini, quindi lo si fa solo quando strettamente necessario, per risparmiare letteralmente fiato. Questo aspetto del Ladakh è forse il più affascinante, poiché in questo silenzio ritrovato, ci si può fermare a contemplare i suoni della natura, come il fruscio del vento tra i rami degli alberi, i richiami degli animali, il gorgoglio delle acque dei fiumi. Il silenzio è un concetto quasi dimenticato oramai nelle nostre città sempre più rumorose; ma qui si può tornare ad una condizione primordiale, quando nell’aria si sentiva solo la sinfonia della natura.

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COSA VEDERE IN LADAKH

In questi luoghi, trampolino tra terra e cielo, rifugio dal frenetico e troppo materiale mondo moderno, viene spontaneo riflettere e meditare sulla spiritualità: chi può aver creato una natura così bella, selvaggia ed incontaminata? Sarà per questo che proprio tra queste montagne sorgono moltissimi monasteri buddisti, edifici molto semplici, costruiti in legno e pietra, decorati con ruote e bandiere di preghiera.

Questi rifugi più o meno remoti, affacciati su paesaggi dal forte impatto emotivo, lontani dai comfort e dalle tentazioni materiali, ospitano intere comunità di monaci, che qui vivono pacifici ed indisturbati, dedicandosi a diverse attività, più spirituali come studiare, meditare, pregare, praticare la medicina ayurvedico-tibetana e ricercare il Nirvana, ma anche più pratiche, come gestire orfanotrofi, educare i bambini locali tramite seminari e scuole, stampare e diffondere testi che trattano diversi temi, tra cui anche i cambiamenti climatici.

Alla domanda in Ladakh cosa vedere, oltre ai paesaggi naturali, non si possono dimenticare i tantissimi monasteri buddisti.

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MONASTERI BUDDISTI IN LADAKH

Molti antichissimi, ognuno a suo modo affascinante e interessante da visitare, ma alcuni lo sono particolarmente:

  • Monastero di Thiksay: arroccato su una collina a circa 20 km da Leh, somiglia molto al Potala di Lhasa ed è incredibilmente scenografico e ben riconoscibile anche da molto lontano; con i suoi 12 piani, 10 templi, stupa e statue preziose, è davvero imperdibile;
  • Monastero di Hemis: il più grande e importante del Ladakh, dove ogni anno si celebra l’omonimo festival, un meraviglioso turbinio di colori, danze e preghiere che attira enormi folle di fedeli e turisti;
  • Monastero di Likir: risalente all’XI secolo e celebre per una statua di Buddha alta ben 75 metri;
  • Monastero di Lamayuru: dall’architettura semplice e lineare, fu edificato nel XI secolo e pare sia stato il primo luogo di apprendimento buddista in Ladakh; il paesaggio qui è spettacolare, con conformazioni geologiche che richiamano un paesaggio lunare a contrasto con una vallata rigogliosa con campi e terrazzamenti all’ombra di immense vette innevate;
  • Monastero di Alchi: risale anch’esso all’XI secolo ed è famoso per i dipinti di artisti del Kashmir che ne abbelliscono gli interni.
  • Monastero Taktok Gompa: situato all’interno di una grotta con bellissimi affreschi, ospita una collezione di sculture multicolore realizzate dal capo Lama, con l’utilizzo di candele di burro di yak.
festival di hemis

Oltre ai monasteri, esplorando il Ladakh non possono mancare la visita a Leh, al villaggio di Choglamsar, che ospita una grande comunità di rifugiati tibetani, al lago Pangong, situato ad oltre 4.000 metri slm e con un paesaggio unico e suggestivo, indimenticabile.

Insomma, se il Ladakh vi chiama a sè, una ragione c’è e di sicuro una volta lì sarà evidente. Questi spazi ampi da sembrare quasi infiniti, la natura prorompente che domina i paesaggi, la profonda spiritualità che avvolge il tutto, sapranno ricompensare ampiamente la carenza di comodità, anzi forse proprio per questo si potrà vivere il viaggio ancora più intensamente.

Sfidare se stessi a queste altezze è un’esperienza che già di per sè vale il viaggio; ma qui si avrà anche modo di osservare da vicino una cultura millenaria completamente diversa da quella occidentale/europea, che ha saputo adattarsi a condizioni difficili e che ancora oggi dimostra che si può vivere con poco, anche senza tutte le comodità e gli oggetti che il mondo moderno sembra imporci come necessari.

Le montagne dell’Himalaya e del Karakorum e le ampie vallate attraversate dai fiumi faranno sentire qualsiasi visitatore “piccolo e trascurabile” rispetto alla loro immensità, ribaltando almeno per un momento la visione antropocentrica che guida il mondo. In Ladakh si potrà ritornare ad uno stato primordiale di connessione e armonia con la natura, riconoscendola come fonte di vita e accogliente dimora, così come era un tempo, prima che ce ne dimenticassimo e cominciassimo a sfruttarla senza ritegno.

In Ladakh si riscopriranno suoni e colori forse dimenticati: l’aria più pulita fa sì che le sfumature delle albe e dei tramonti sembrino surreali; il cielo notturno sarà limpido e punteggiato da così tante stelle da togliere il fiato.

Conscious Journeys propone un itinerario in Ladakh di 14 gg – Meditazione, esperienza monastica e trekking in Ladakh – con l’intento di mostrare questa terra in tutta la sua ricchezza, sia spirituale che naturale.

Oltre alle visite ai monasteri sopra citati e alle escursioni, Conscious Journeys ha organizzato soggiorni di meditazione, per osservare dal vivo e vivere in prima persona le pratiche spirituali buddiste del Ladakh. Svegliarsi al suono del gong, recitare la preghiera del mattino, rispettare il silenzio e i ritmi della vita quotidiana dei monaci, per un’esperienza pregna e profonda.

In Ladakh, spiritualità buddista e natura incontaminata creeranno la ricetta perfetta per un viaggio che potrà essere catartico, rivelatore, per chi dimenticherà ciò che sa, si libererà dei propri schemi mentali e si abbandonerà completamente a questa esperienza.

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